L'Idea moltiplicata
05
Set

L'Idea moltiplicata

Uno dei molti modi possibili di fare
breve testimonianza

Invitato a dire qualche cosa sulla mia pratica seriale, dopo quanto è stato già scritto nei primi decenni del XX secolo da alcune personalità quali Henry Van De Velde e Walter Benjamin; Van De Velde su basi indagative e pratiche mentre per Benjamin fu questione filosofica, da parte mia cosa posso mai dire di piu’ interessante! posso solo dare voce alla mia pratica di questi ultimi 12 anni di lavoro autoprodotto.

Non ponendomi dei veti come progettista di gioielli/ornamenti, dopo aver indagato e praticato l’ars combinatoria classica dell’oreficeria tra composizione e costruzione e, quale via di fuga dai vincoli di queste due, una costante osservazione e relazione per l’opera dell’Homo Faber negli altri campi delle arti, delle tecniche e della ricerca.

Dal mio punto di vista il mondo dei fenomeni anche se molto diversi fra loro hanno un principio comune che è quello di sprigionare energia, è sorta così la necessità di misurarmi oggi in un possibile progetto di interdipendenza tra arte, design e produzione su basi già indagate e praticate nei primi decenni del secolo scorso con il suo risultato massimo conseguito dal BauHaus con le officine tedesche dell’epoca. Tengo a sottolineare officine e non industria perché le prime vedono l’uomo al volano del progetto e delle tecniche da lui messe a punto per ottenere un risultato autentico, le seconde ribaltano la relazione anteponendo la macchina all’uomo, producendo frequentemente riproduzioni di ciò che è possibile solo manualmente, questo modo di fare non lungimirante tiene conto esclusivamente del profitto a breve, sottraendo possibilità di lavoro a chi possiede questi saperi e capacità.

Il mio primo progetto cosciente è del 1997 con il sistema FICHES tengo però precisare che le prime avvisaglie risalgono al 1990 con l’introduzione del bottone automatico come chiusura di un bracciale in maglia d’acciaio, in quell’occasione visitai le officine Fiocchi che sono stati i primi produttori agli inizi del secolo scorso. L’automatico è la metafora della possibile autenticità di un oggetto ottenuto industrialmente, questo mio intervento è da riferirsi al ready made che consiste nella delocazione d’uso di un qualche cosa di esistente e farlo diventare altro restando se stesso. Il progetto FICHES per bracciali e collier de chien - consiste in un sistema di aggregazione e incernieratura mediante cuciture a X in metallo prezioso che si connettono a dei moduli trapezioidali di misure e materiali diversi, precedentemente preparati, che permettono di ottenere risultati differenziati. Il progetto FICHES trae origine dalla memoria di un precedente lavoro, che consisteva in un paio di stringhe da scarpe in polimero rosso con puntali d’oro del1979, le stringhe sono utilizzate per collegare e chiudere due parti, l’alterazione da funzione a ornamento ha valorizzato la sua funzione d’uso preminente.

Ho volutamente dettagliato la stringa perché nel tempo sarà la causa del progetto FICHES e del suo utilizzo promiscuo con le X metalliche. Le fiches - ricavate da lastra piana - sono state eseguite in differenti materiali quali l’acetato di cellulosa, metalli preziosi, acciaio inox e pietre dure, per ognuno di questi sono state impiegate tecniche appropriate di taglio, da quella canonica per le pietre dure, al taglio chimico, laser e taglio meccanico a controllo numerico. Sentivo il lavoro palpitante perché per la prima volta avvertivo nel progetto la sua eco-nomia sia in termini concettuali che economici da investire nella ricerca e per la prototipia il tutto per il conseguimento di un ornamento per il corpo con una qualche sua bellezza tutta da verificare e da me prefigurata denudata dei simulacri di riferimento dovuti alla dipendenza professionale. La mia idea di progetto moltiplicato prevedeva una voluta iniziale estraneità tra le parti prodotte con mezzi di riproduzione e il sucessivo incontro con la mano dell’uomo per il conseguimento dello scopo ultimo di realizzare un’ornamento per il corpo. Nel’intenzione il progetto si auspicava nell’attrazione delle due parti dovuta dalle loro differenze ma anche questa da accertare, il risultato è stato superiore ha quanto da me prefigurato.

Questa prima esperienza ha confermato il mio interesse a proseguire la ricerca che abbia per scopo “ la variabilità del progetto durante il processo produttivo ”, ho potuto constatato che così facendo si elimina la ripetitività a favore dello sviluppo della flessibilità e dell’attenzione. Questo modo di intendere la molteplicità e interessante sia per le aziende che per il singolo artefice che si autoproduce con la curiosità per la ricerca . L’artigiano di per sé è un mago che aspira alla trasformazione della materia sulla base delle proprie capacità in divenire e della faretra di tecniche in suo possesso pronte come frecce a conseguire la meta, allora mi chiedo perché queste che sono la prerogativa vivificante dell’opera unica negarle alla molteplicità ? ribadisco non per simulazione ma per corretta e opportuna intenzione di progetto

Dopo il progetto FICHES fanno seguito i SUPERLEGGERI in acciaio inox e oro, l’acciaio dello spessore di un-decimo-e-mezzo taglio chimico, il progetto iniziale consisteva nel realizzare dei gioielli di dimensione e di molta leggerezza sia visiva che fisica impiegando il minimo di metallo necessario , il riferimento concettuale i gioielli in filigrana , ma nel mio intendimento cercavo una tecnica che mi permettese un risultato il piu’ unidimensionale e astratto possibile per ottenere a cose fatte orecchini, collane e bracciali come ombre variamente luminose da indossare, anche questo progetto si basa sulla variabilità durante la realizzazione .

Concludo con una puntualizzazione e un suggerimento, la prima è di imputare quanto faccio molteplice anziché seriale perché dal mio punto di vista seriale è sinonimo di standardizzazione mentre la molteplicità è piu’ simile a un corpo vivente suscettibile di continua trasformazione , la seconda è che la ricerca inizialmente deve essere libera da progetti di valore d’uso economico, così la ricerca libera da vincoli troverà a tempo debito la sua corretta coniugazione.

GianCarlo Montebello